“Sei gradi che possono cambiare il mondo”

Il giorno 14 gennaio si apre nella Sala Petrassi dell’Auditorium “Parco della musica” di Roma, il Festival delle Scienze che quest’anno ha degli obiettivi specifici. Come già ci fa intuire il titolo “coScienza globale”, quest’anno l’argomento principale del festival sarà il nostro pianeta e i rischi che corre a causa di un’unica specie: l’uomo. L’inaugurazione si apre con la presentazione da parte dell’Assessore alle Politiche per l’Educazione Maria Coscia e la dottoressa Sherry Salvetti di National Geographic, di un filmato ancora inedito e che verrà mandato in onda in televisione solo il 3 febbraio alle ore 21.00. Il documentario realizzato sulla base delle ricerche del libro di Mark Cimen ha per protagonista il riscaldamento globale. Per quanti non lo sapessero la temperatura media mondiale si è innalzata di 0,8° C e, sebbene possa sembrare un aumento irrisorio, su scala mondiale sta provocando danni gravissimi. Questo è appunto lo scopo del filmato: fare vedere grado per grado cosa succederebbe al nostro pianeta se la temperatura media continuasse ad aumentare. Cosa dovremmo fare per evitare tutto questo? Sicuramente per proteggere noi e il nostro pianeta, dovremmo ricordarci di spegnere gli apparecchi quando non li usiamo per evitare così gli sprechi di energia e l’inquinamento che ne consegue, scegliere i mezzi pubblici e magari evitare di prendere la macchina per i piccoli spostamenti. L’anno scorso National Geographic ha reimpiantato alberi nella valle dell’Aniene per compensare l’aumento di CO2.

Gli esperti stimano che entro il prossimo secolo avremo un aumento di 6 ° C. Per cominciare a comprendere la grande catastrofe che potrebbe portare un aumento di tale entità al clima globale, basti sapere che con sei gradi in meno era cominciata l’era glaciale. Il nostro pianeta è circondato dall’atmosfera, che è un filtro per noi, costituito da gas come il metano che trattengono parte del calore irradiato dal sole. Se però aumentassero i gas che la costituiscono, proprio a causa dell’eccessivo inquinamento prodotto dalla specie umana, allora questo guscio che ci protegge diventerebbe la nostra stessa rovina. Aumentando di spessore l’atmosfera tratterebbe più calore causando il surriscaldamento del pianeta con consequenti cambiamenti climatici. E, nonostante tutto questo, noi continuiamo a usare eccessivamente gli elettrodomestici senza pensare da cosa sono azionati. L’energia che ci permette di usare tali apparecchi deriva dalla lavorazione di sostanze come carbone, petrolio, metano il cui prodotto di scarto è il nostro più grande nemico: la CO2.

Calano le luci sulla Sala Petrassi, tutti gli occhi si concentrano sullo schermo. Inizia il filmato. Inutile dire che le immagini lasciano senza fiato per la loro bellezza, come sanno tutti quelli che hanno visto un documentario o un libro di National Geographic, ma nonostante le immagini siano molto belle, in me comincia a nascere preoccupazione.

Chi l’avrebbe mai detto che con un grado in più la biosfera subirebbe cambiamenti così drastici? Gli insetti avrebbero nuove rotte migratorie e in Canada le foreste sarebbero rimpiazzate dalla tundra. Per non parlare poi delle barriere marine tropicali: la temperatura dell’acqua aumentata a circa 30° C causerebbe l’espulsione delle alghe da parte dei coralli, che in questo modo subirebbero uno sbiancamento e poi la morte. Con la morte di tali organismi anche molte altre specie che trovano nella barriera il loro habitat naturale verrebbero a mancare. L’acqua senza alghe sarebbe più acida perché non ci sarebbero più organismi al suo interno in grado di convertire la CO2 in ossigeno. Attualmente la calotta polare della Groenlandia si sta sciogliendo a un ritmo velocissimo causando l’innalzamento delle acque oceaniche, ma se si sciogliesse tutta allora il livello delle acque aumenterebbe di 1 metro coprendo così Bangkok, Londra e le principali città che si trovano sulle coste, causando reazioni a catena dagli effetti imprevedibili. Eppure basterebbe così poco per evitare una tale catastrofe.

Il filmato va avanti: + 3° C. Ormai il meccanismo di distruzione della Terra messo in funzione dall’uomo è inarrestabile. Si è superata la soglia del non ritorno che è stata fissata dagli studiosi a +2°C. Le ondate di calore nell’Europa Centrale sarebbero terribilmente simili a quelle del Nord Africa. Una prova simile ci è stata data nel 2003 quando si sono contate 30.000 vittime in Europa, 14.000 delle quali solo a Parigi. Con tre gradi in più la foresta dell’Amazzonia si trasformerebbe in savana, e questo tutto a nostro discapito. La perdita degli alberi per soddisfare le necessità dell’uomo e l’inquinamento porterebbero a una reazione a feedback positivo e il risultato sarebbe soltanto l’aumento della temperatura. Ancora.

+ 4°C : Venezia, il Bangladesh e l’Egitto sarebbero sommersi, l’Antartico Occidentale si scioglierebbe e la morfologia del nostro pianeta sarebbe irriconoscibile. La maggior parte dei fiumi sarebbero asciutti. Il Gange scomparirebbe tra meno di quarant’anni per lo scioglimento dei ghiacciai himalayani che si ritirano più velocemente degli altri ghiacciai al mondo. E dopo l’aumento del livello degli oceani ci sarebbero siccità e carestie. Il pericolo di inondazioni è visto con preoccupazione dalla maggior parte delle città costiere come Londra, che si è già attrezzata di speciali barriere per arginarla.

E infine con + 5° C la vita sarebbe impossibile e a + 6°C i deserti avanzerebbero coprendo quasi tutte le terre emerse rimaste, i disastri naturali sarebbero continui e i fondali marini deserti. Solo 6 gradi in più porterebbero a una delle maggiori estinzioni globali della storia.

Quasi tutti gli esperti ritengono che non possiamo salvarci da questo pericolo a meno che non arriviamo alla soglia critica individuata a + 2°C, e questo deve avvenire non oltre il 2015. Il tempo è poco, ma la rivoluzione dovrà essere veloce ed efficace. Gli sprechi di energia dovranno essere ridimensionati anche all’interno del nostro quotidiano, giorno per giorno, e l’energia dovrà essere pulita: le fonti rinnovabili, come il sole o l’energia eolica, sarebbero le sorgenti adatte per la nostra salvezza.

Le luci si riaccendono, illuminando un pubblico piuttosto preoccupato, quasi incredulo. Mario Tozzi, famoso geologo, continua a parlarci del problema: “Dietro c’è un interesse economico, un mondo che non vuole saperne di cambiare la propria politica energetica”. Infatti circa 10.000 miliardi di dollari sono impiegati nell’industria del petrolio. Inquietante come dato: ci sono uomini che pensano ad arricchirsi alle spalle di un’intera popolazione mondiale. Eppure ci vorrebbe così poco: più dialogo tra le potenze per ridurre le emissioni di sostanze inquinanti e soprattutto produzione di un’energia pulita utile per noi e innocua per l’ambiente che ci ospita. Ma in Italia sembra un sogno quasi utopico, l’utilizzo di pannelli solari costa e anche caro, così pochi possono permetterselo: “Se dobbiamo fare qualcosa la dobbiamo fare ora”. A livello del singolo individuo è facile ricordarsi di spegnere un elettrodomestico che non si usa o una luce in una stanza dove non ci sono persone, ma a livelli superiori i governi non ci danno una mano.

Per concludere l’inaugurazione interviene Luigi Berlinguer, già Ministro della Pubblica Istruzione, che mette in luce come il Festival delle Scienze sia benefico per promuovere lo sviluppo della cultura scientifica in un paese come l’Italia, dove gli studi umanistico-letterari sono stati sempre preponderanti. Le conoscenze letterarie non sono di molto aiuto in una società basata sulle tecnologie moderne e tale situazione lascia indietro l’Italia tra le altre potenze mondiali. “E’ importante che la scienza diventi più accessibile e familiare a un numero di persone sempre maggiore”. Mi viene da sorridere a sentir parlare di promuovere la cultura scientifica, mentre poi in Italia continua il fenomeno della fuga dei cervelli.

Questa prima conferenza ha senza dubbio dato il via nel migliore dei modi a una settimana che ha un obiettivo centrale: informare e far riflettere sui problemi che stiamo creando, noi come specie umana, a un intero ecosistema.

Che cosa abbiamo visitato: Festival delle Scienze 2008

Scuola: Liceo Scientifico “Cavour” di Roma