IL RUOLO DELLA MUSICA NELL’UNIVERSO GRECO

Tra le tante curiosità presentate dai curatori della mostra, interessante è la sezione dedicata alla musica che, per quanto ridotta, permette almeno in parte di ricostruire il ruolo fondamentale che questa ha rivestito nella tradizione greca.

Tanto per cominciare, già il nome rende la complessità del concetto di musica: per musica (dal gr. mousichè) non si intendeva solo l’utilizzo del suono ma anche tutte quelle forme artistiche come la poesia e la danza, fondamentali per la trasmissione e la conservazione degli usi e dei costumi greci. Ma quanto ci è rimasto di tutto ciò? Ahimè ben poco, dal momento che questa musica viva era legata fortemente all’improvvisazione ed è rimasta per un lungo periodo essenzialmente orale (fino almeno al IV sec. a.C.). Le testimonianze scritte sono quasi del tutto assenti e per quelle poche presenti sono svariati gli ostacoli che gli studiosi devono affrontare. I pochi componimenti recuperati sono in gran parte frammentari, si riferiscono a un periodo piuttosto tardo (sono escluse l’epoca arcaica e l’età della tragedia) e presentano un linguaggio musicale totalmente diverso da quello attuale. Tutto ciò ha richiesto un complesso processo di decodifica che non sempre ha portato a risultati soddisfacenti o perlomeno condivisi da tutti.
Allora sarebbe spontaneo chiedersi: come è possibile conoscere la musica greca considerate queste difficoltà? Probabilmente l’unico metodo possibile è ricostruire il contesto culturale e quindi il suo ruolo nella società greca attraverso i testi antichi, tra i quali senza dubbio spiccano i poemi omerici per la quantità di informazioni che riportano. Infatti le occasioni pubbliche o private nelle quali erano previsti il canto e la recitazione erano molteplici: basti far riferimento al simposio e pensare all’importanza in questo tipo di incontri della musica, che doveva accompagnare e allietare i discorsi dei convitati.
Nei poemi omerici, come si è già detto, la musica è molto presente. Ad esempio nel I canto dell’Iliade alcuni rappresentanti degli Achei, dopo essersi recati da Crise per restituirgli la figlia, intonano il peana per placare l’ira del dio Apollo:

<< Dunque essi tutto il giorno placarono il dio con il canto,/ un bel peana intonando, i giovani degli Achei,/ cantando il Liberatore; godeva egli in cuore sentendo/…>>. Iliade I vv.472-474

O ancora nel XVIII canto, Efesto raffigura nello scudo di Achille una cerimonia nuziale con danzatori e suonatori:

“Vi fece poi due città di mortali,/ belle. In una erano nozze e banchetti;/ spose dai talami, sotto torce fiammanti/ guidavano per la città, s’alzava molto “Idomeneo!”,/ giovani danzatori giravano, e fra di loro/ flauti e cetre davano suono/ …”. Iliade XVIII vv.490-495 (Traduzione di Rosa Calzecchi Onesti)

E ovviamente non si può non citare l’Odissea con Femio e Demodoco; essi hanno un ricchissimo repertorio e tutti i convitati li apprezzano per le loro straordinarie capacità.
Nella mostra sono state esposte alcune ricostruzioni di strumenti musicali greci e anche un’opera di Vincenzo Galilei contenente alcuni frammenti dell’Inno di Mesomede, uno dei pochi componimenti musicali greci giunti sino a noi.